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Libera di restare
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Libera di restare
Libro electrónico143 páginas1 hora

Libera di restare

Por MM

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Arrivata a Moureshaven, una splendida tenuta situata nel cuore della Virginia, per valutare una collezione di reperti di grande valore, Tana Dawn si rende conto di essere caduta in una trappola...
IdiomaEspañol
EditorialMM
Fecha de lanzamiento11 may 2018
ISBN9788828322450
Libera di restare

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    Libera di restare - MM

    9

    CAPITOLO 1

    Ancora non capisco perché ho accettato la sua proposta! si disse Tana Dawn, mentre finiva di radunare i vestiti in una sacca di pelle.

    In realtà preparare i bagagli non costituiva per lei un grande problema. Figlia di un ammiraglio, Tana era stata abituata, sin da bambina, a fare e disfare le valigie. E da adulta, la situazione non era cambiata molto. La ragazza, infatti, si era iscritta alla facoltà di archeologia, e dopo quattro anni di studio era riuscita finalmente a laurearsi.

    Ad ogni modo se aveva deciso di imbarcarsi in questa nuova avventura, il merito era sostanzialmente di Antoine Bouchet, che per Tana non era solo un collega, ma anche un caro amico.

    Un giorno, giocando con suo figlio, Antoine era caduto e si era fratturato una gamba. Ricoverato in ospedale, aveva pregato Tana di fargli un favore. Si trattava di una faccenda molto personale ed estremamente importante. Mark Jefferson, archeologo di fama internazionale e suo conoscente, gli aveva chiesto di occuparsi della valutazione di una collezione di reperti dal valore inestimabile, che gli erano stati donati e che avrebbe esposto nelle sale del suo museo.

    Durante lo svolgimento del lavoro richiesto, la ragazza avrebbe soggiornato in una casa, di nome Moureshaven, appartenente ad un uomo di nobili origini, Lord Patrick Monroe, donatore della suddetta collezione.

    Pur con una certa riluttanza, lei fu costretta ad accettare. Se avesse rifiutato, molto probabilmente avrebbe fatto la figura dell’incompetente e soprattutto avrebbe deluso il suo migliore amico.

    Tuttavia, più si avvicinava il giorno della partenza più cresceva la sua inquietudine. E questa inquietudine non era legata alla paura di non riuscire a portare a termine quel lavoro, ma alla reazione di Mark Jefferson che si aspettava la consulenza di un esperto come Antoine e non il parere di una novellina come lei.

    Del resto, Tana sapeva che molto spesso le sue capacità professionali venivano sottovalutate enormemente a causa della sua bellezza.

    Di media statura e ben proporzionata, Tana poteva essere definita davvero una gran bella ragazza. I capelli corti castani, gli occhi color miele e la carnagione rosea le avevano creato, almeno in passato, non pochi problemi.

    Gli uomini con cui aveva lavorato, infatti, colpiti dal suo fascino avevano finito col dimenticare che, nonostante avesse solo ventiquattro anni, Tana era un’archeologa che sapeva il fatto suo. Per questo motivo, quindi, aveva dovuto lottare e lavorare instancabilmente per dimostrare loro che una donna può essere in gamba esattamente come i suoi colleghi uomini…

    Ben presto arrivò la data della partenza e fu una giornata lunga e faticosa. Per raggiungere la Virginia, Tana aveva dovuto prendere un aereo, poi un autobus e infine un vecchio taxi, che l’aveva condotta a Moureshaven, un maestoso edificio in stile vittoriano.

    Giunta a destinazione, Tana scese dalla macchina e, dopo aver preso la valigia, si diresse verso l’ingresso della grande casa nella quale avrebbe trascorso le settimane successive.

    —Antoine mi aveva promesso che sarebbe venuto di persona! —, disse Patrick Monroe in tono gelido. Dall’espressione dei suoi aristocratici occhi grigi, la ragazza capì che non sarebbe stato facile vivere con lui a Moureshaven. Imbarazzata ma nello stesso tempo colpita dal fascino di quello sconosciuto, Tana tacque. Lord Monroe era uno degli uomini più belli che avesse mai visto. Il suo fisico atletico ed imponente, la lasciò senza parole. In quel momento sentì di detestare Antoine per quello che le aveva combinato affidandole un incarico, che fin dall’inizio le apparve quanto mai gravoso.

    —Antoine ha avuto un piccolo incidente, quindi mi ha chiesto di sostituirlo. Forse non è stato avvertito del cambiamento? —, rispose Tana, soffermando lo sguardo su quel viso dai tratti regolari e sui capelli scuri. Era indispettita dall’atteggiamento ostile del suo ospite, che evidentemente non la riteneva in grado di esprimere un’opinione di carattere professionale sulle opere che la sua famiglia aveva donato al museo.

    —Ci saranno pure altri archeologi! —, asserì una voce stridula, da dietro le sue spalle. Presa alla sprovvista, Tana si girò. Comodamente seduta su una poltrona di pelle nera, c’era una donna che poteva avere all’incirca la sua età. Dopo averle rivolto un’occhiata sprezzante, la sconosciuta si alzò per andarle incontro.

    E’ assurdo, pensò Tana allibita. Non mi vogliono solo perchè non sono un uomo. Lordo Monroe crede che io non sia in grado di svolgere il mio lavoro come si deve, e questa donna, forse sua moglie, mi sta facendo capire che la mia presenza qui non è affatto gradita.

    —Lord Monroe mi scusi, non sapevo che avesse visite! Volevo avvertirla che la cena è pronta.

    —Non si preoccupi, Mattie. Tanto abbiamo finito! —, rispose il padrone di casa, sorridendo cordialmente alla nuova arrivata. Tana notò immediatamente come l’espressione del suo viso fosse diventata più dolce e la sua voce più gentile.

    Questo significa che ha intenzione di mandarmi via stasera stessa, si disse la ragazza sconcertata. Probabilmente non mi permetterà neppure di riposare un po' e di mangiare qualcosa con loro…

    —Mattie—, continuò lui, interrompendo i suoi pensieri, —vuole essere così gentile da mostrare alla signorina Dawn la sua stanza? E’ quella che avevamo preparato per il signor Bouchet, che purtroppo ha avuto un incidente e come credo abbia capito non è potuto venire.

    Incredibile, si disse la ragazza, evidentemente sorpresa dal cambiamento quanto mai repentino di quell’uomo tanto presuntuoso. Nonostante le sue previsioni, le permetteva di rimanere in casa sua al posto di Antoine.

    Improvvisamente, però, Tana comprese quali erano i motivi che lo spingevano ad agire in quel modo: la faceva restare solo perchè ormai era tardi e non avrebbe trovato nessuno disposto a riaccompagnarla in città.

    —Signorina Dawn! —, esclamò l’anziana governante, riportandola bruscamente alla realtà. —Venga con me, per favore! La cena sarà pronta tra qualche minuto. Sono spiacente per il ritardo, ma Lady Monroe e il signor Ian sono usciti con i bambini e mi hanno chiesto di aspettarli! — proseguì Mattie, sorridendo.

    —Va bene —, disse l’uomo. —Allora ci vediamo tra un po' —, aggiunse rivolgendosi alla sua ospite in un tono che lasciava trasparire tutto il suo disappunto.

    In quel momento, ripensando alle parole della governante, Tana si chiese chi potessero essere le persone che aveva menzionato. In quella casa, forse, insieme a Lord Monroe e a sua moglie viveva anche un’altra famiglia? E chi era quel signor Ian di cui Mattie aveva parlato? La ragazza si rimproverò duramente, in fondo quelli non erano affari suoi. L’indomani mattina sarebbe partita, e quindi non avrebbe avuto più nessuna importanza sapere chi fosse quella gente e cosa facesse.

    —Lasci che le porti la valigia —, le disse Mattie prendendo immediatamente la grande borsa di pelle e indicandole, con un cenno della mano, lo scalone di marmo che conduceva al piano superiore.

    Pur essendo molto stanca, la ragazza non poté fare a meno di notare la presenza di una serie di ritratti di uomini dall’aspetto austero. Dall’enorme somiglianza di alcuni di questi con il proprietario di Moureshaven dedusse che si trattava degli antenati dell’arrogante Lord Monroe.

    Senza dire una parola, Tana seguì la donna attraverso un lungo corridoio.

    —Spero che la stanza sia di suo gradimento —, le disse Mattie fermandosi davanti ad una porta di legno massiccio e aprendola. —Ovviamente deve capire che non aspettavamo una signora…

    —Non si preoccupi —, la interruppe la ragazza, rivolgendole un’occhiata rassicurante. Del resto, non era importante che la stanza le piacesse, visto che l’indomani avrebbe lasciato quella casa per sempre.

    —Il salone in cui verrà servita la cena è al piano di sotto —, aggiunse la governante, posando la pesante valigia sul pavimento. Quindi, dopo averle chiesto se aveva bisogno di qualcosa, uscì lasciandola sola.

    Rendendosi conto che non era nemmeno il caso di sistemare i vestiti, la ragazza decise di darsi una rinfrescata e di ritoccare velocemente il trucco. Nel giro di pochi minuti fu pronta per andare in sala da pranzo.

    Giunta alla fine della scalinata, si ricordò che Mattie non le aveva detto quale fosse la disposizione delle stanze al piano terra, e quindi non aveva la minima idea di dove andare.

    —Spediscila immediatamente a casa! E non mi venire a raccontare che non esistono altri archeologi in grado di svolgere questo lavoro, perché tanto non ci credo! —, gridò una voce proveniente da dietro una porta accostata. Dal tono isterico della donna, capì subito che si trattava della persona conosciuta poco prima.

    — Tanto per cominciare è una collega di Antoine, e questo è già un motivo sufficiente per non mandarla via. E poi non dimenticare che sta svolgendo questo incarico per conto nostro, ma è stata chiamata da Mark Jefferson e io non credo che tu sia tanto potente da poter contestare una sua decisione! —, ribatté Patrick spazientito.

    —Ma non ha esperienza! —, replicò Julie, tentando di convincerlo.

    —Non puoi dirle di andarsene solo perché è una donna! —, intervenne una terza persona. —Sai benissimo che esiste una legislazione che protegge le donne nello svolgimento della loro professione!

    —Io credo che sia ora di smetterla con queste discussioni! —, asserì una voce dolce e autoritaria al tempo stesso. —Se Mark ha deciso di sostituire Antoine con la signorina Dawn un motivo dovrà pur esserci. Oltretutto quella ragazza sarà qui tra poco e io non voglio che ci senta mentre mettiamo in dubbio le sue capacità di archeologa —, continuò, fornendo a Tana l’occasione che aspettava per introdursi nella stanza. — Comunque, Julie sappi che se vuoi restare a cena con noi sei sempre la benvenuta. Se questo, però, comporta il fatto che io debba obbligare la nostra ospite a lasciare questa casa, allora puoi anche andartene!

    Allora Julie non è la moglie di Lord Monroe, si disse Tana tirando un sospiro di sollievo.

    —Mi dispiace, ma ho già preso un altro impegno! —, rispose la donna in tono acido. Quindi senza aver salutato nessuno, si diresse velocemente verso la porta, andando a sbattere contro Tana che, nel frattempo, si accingeva ad entrare. —Ci stava spiando? —, urlò poi, guardandola con odio.

    —Ma come si permette? —, replicò Tana,

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