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de Santomenna a Lanus: la storia della mia vita
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Libro electrónico140 páginas1 hora

de Santomenna a Lanus: la storia della mia vita

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Este libro fue escrito por mi abuelo, Felice Venutolo, y me gustaria que todos tengan acceso, para que vean lo grandioso que fue para nuestra familia.
IdiomaEspañol
Editorialfelice
Fecha de lanzamiento25 jun 2019
ISBN9788834145272
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    Es una historia de vida real que nos comparte su experiencia en la guerra, su familia de orígen y una desgracia personal que hizo que dejara su amada Italia para buscar un mundo y una vida nueva, sin un centavo en el bolsillo y debiendo el pasaje de barco en el que arribó a estas latitudes. Apenas puso un pié en tierra, la besó, la amó como nunca un Argentino de nacimiento lo hizo.
    Es la expresión escrita de vivencias de un héroe de carne y hueso, que se enfrentó a mil tormentas, sobrevivió y nunca se quejó, sólo pensaba en mirar para adelante, transmitir sabiduría y valores a sus tres hijos, que lo aman y lo recuerdan a cada momento, como si aún estuviera entre nosotros. Éstos son próceres, no así los de bronce, aquellos cuyos nombres aprendemos de memoria en la escuela. Es un infinito honor para mí ser uno de sus hijos, el último, el que tardó en llegar pero el que fué testigo de cómo alguien puede empezar de cero cuando sus sueños tardan en cumplirse. Siento que nunca terminaré de aprender de conocimiento de la vida, que no llego a la altura de sus zapatos, que demoré mucho en darme cuenta de muchas situaciones y circunstancias que nos tocan atravesar, y aún me falta tanto por saber...

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de Santomenna a Lanus - felice venutolo

,

LA STORIA DELLA MIA VITA

felicevenutolo@yahoo.com.ar

Nota del correttore: umilmente, ho voluto anch'io contribuire un pochino con questo testo. È stato un vero piacere aver potuto condividere con Felice e Vincenza, così come con i loro figli, l´intimità di queste parole e la forza di queste vite. Ho ricordato parole sentite dai miei nonni e ho rivissuto tanti momenti, forse anteriori, raccontati e spiegati dai miei. Grazie, famiglia Venutolo, per avermi concesso questo privilegio. (Claudia Delpino Greco)

Indice

Prologo7

Introduzione 13

Santomenna 15

I miei predecessori 19

La famiglia e l’infanzia 23

La gioventù e la guerra 29

La mia storia personale 53

Argentina, comincia un’altra vita 65

La storia della famiglia Salandra 89

L’Argentina vista dai miei occhi 97

Gli studi e l’inventiva 103

Epiloghi 111

La teoria della ghianda 115

Immagini e documenti 117

Versione spagnola - Versión en español 133

Prologo

Questo è il racconto di una storia di vita semplice e profonda di un uomo che ha cercato sempre un suo luogo al mondo.

Nacque in Italia, ma la sua vita e le sue circostanze fecero che questo luogo lo trovasse in Argentina, più precisamente a Lanús, provincia di Buenos Aires.

È scritto in prima persona perché venne fatto da lui stesso, malgrado la sua formazione basica da scuola elementare. In essi vuole riflettere l’instancabile ricerca per trovare le forze per vivere con speranza, dimostrare e dimostrarsi che vale la pena vivere accettando le sfide, le questioni incomprensibili e le crisi che si presentano. Ebbe il dolore di attraversare un periodo atroce e senza senso com’è stata la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale l´Italia si imbarcò nella pazzia nazi -fascista senza misurare le sofferenze di tutto il suo popolo.

Si descrivono anche le vicende e la cultura della vita del suo paese, Santomenna (Salerno) dove non c´era futuro né progresso per le persone che ci abitavano, e quello, sommato allo stato in cui l´Italia si trovava dopo la Guerra; tutto ciò spinse migliaia di persone ad essere immigranti in molti paesi che gli aprirono le loro porte.

Uno di quelli fu l´Argentina, che ricevette loro a braccia aperte perché lavorassero e superassero così, i patimenti passati. Questo era ciò che cercavano.

Possiamo trovare in questo racconto le vere ragioni che li costrinsero ad essere immigranti per abbandonare con dolore la loro terra natia, lasciando famiglia e amori, entrando nella nostalgia per la terra che non sarebbe mai stata dimenticata.

Non c´è nei nostri genitori una singola azione eroica; l´eroismo c´è nella lotta di ogni giorno per superarsi, per essere migliori, per dare a noi, i loro tre figli, tutto ciò che loro non hanno potuto avere. Questo l´abbiamo sempre capito come un grandissimo atto di amore.

Questa generazione d´immigranti dovette far fronte ad una triste realtà: loro non ebbero una propria terra. Quella che lasciarono non sentiva la loro mancanza e nella nuova erano stranieri.

Il sacrificio fu una compagnia inseparabile della loro vita. Non se ne potevano godere sufficientemente a causa di tante perdite. E di questa mancanza, ne fecero virtù.

C’insegnarono che la costruzione per un mondo migliore richiede di un sacrificio personale. Ognuno ha il suo ruolo al mondo e costruisce la sua storia. Questo compito non si delega. La cultura del lavoro è l´ eredità importante che ci trasmisero e così furono protagonisti nella costruzione del nostro paese.

Caro Papà, grazie per il tuo sacrificio che, insieme con quello della Mamma, ci permisero di essere persone perbene e ricevere un’educazione che non avete avuto. Malgrado questa mancanza, sapeste scoprire i veri valori della vita, quelli che non dipendono dalla moda o dallo svago. Foste voi sempre genitori onesti e affettuosi. Ci formaste per tentare di costruire un mondo migliore. GRAZIE!

Silvana, Emilio e Gerardo

L'Italia resta nel cuore, come la famiglia.

Introduzione

In queste pagine ho voluto raccontare gli aspetti principali della mia vita. Quelli che mi hanno lasciato una traccia indelebile.

Ho incominciato il 20 giugno 2000, all’età di 77 anni, con lo scopo che quelli che mi succedano sappiano di me, di mia famiglia (partendo dal bisnonno Felice Venutolo) e del paese in che sono nato.

Ho cercato di ricordare tutto il possibile dall’infanzia ad oggi. Ho anche potuto inserire i ricordi della famiglia Salandra, grazie a Vincenza, l’unica che ha pensato di scrivere della sua famiglia al momento.

Con Vincenza, mia moglie, abbiamo ricordato la nostra vita insieme in Argentina, la nostra seconda Patria. Appena arrivati, volevamo ritornare in Italia. Oggi nessuno ci muove da quest’amato paese, terra dei nostri figli e nipoti.

Queste memorie sono state scritte per l’onore delle nostre famiglie.

Tutto quello che è raccontato qui è verità.

Nel trascorso della mia vita sono successe molte altre cose che restano nel mio cuore.

Chiedo scuse degli errori, sono tanti anni fuori della Patria!

Finito di scrivere il 30 aprile 2010. Amen!

SANTOMENNA

Questo piccolo villaggio nel valle del Sele, ultimo della provincia di Salerno, confinando con Laviano e Castelnuovo della stessa provincia, cioè Salerno, ed un’altro della provincia di Potenza, Pescopagano.

Questo piccolo paesino che porta il nome di un guerriero chiamato Menna che apparteneva alla guardia Romana. Quando si convertì al Cristianesimo fu martirizzato nell’anno 860. Secondo gli egiziani lo consideravano un Santo Miracoloso, e questo nome arrivò in Italia particolarmente nella nostra zona dove cresceva la popolazione fondando piccoli villaggi e per questo nasce il nostro Santo Menna.

Sotto la protezione di questo Santo Martire e Miracoloso. Tutto questo avviene circa l’anno 1100. Cosi comincia a crescere il nostro piccolo villaggio, con tutto di quanto c’éra fino all’epoca Borbonica, che fu molto importante più di tutto in questione religiose, lì c’era il palazzo episcopale, dipendente del vescovo della cittadina di Conza, provincia di Avellino. C’era anche il Seminario, come pure il convento dei Benedettini che tempo dopo passò alla comunità dei frati francescani.

C’erano cinque chiese tra queste una era Cattedrale, la di San Gaetano, che adesso non esiste più, fu distrutta dal terremoto del 1980. Come pure il Seminario e il Convento non sono state ricostruiti per la poca importanza del paese, con pochi abitanti. Adesso sono restati appena circa 500 abitanti e senza speranza di crescere giacché essendo un paesino agricolo, non si vede un futuro migliore, e i residenti stanno abbandonando anche l’agricoltura.

La gioventù emigra, o all’estero o in Italia stessa, con lo scopo di una vita migliore.

Quello che adesso è, e anche quello che fu, il piccolo paesello di Santomenna sempre resta nel nostro cuore perché ci sono le radici della nostra famiglia e sempre pensiamo di ritornarci anche se fosse per pochi giorni..

La chiesa Madre della Madonna delle Grazie, che anche era stata distrutta dal terremoto, poi é stata ricostruita dopo quasi 20 anni. Quando é stata inaugurata, Vincenza, Emilio ed io siamo stati invitati dal Signor Sindaco di Santomenna, ingegner Gerardo Venutolo. Grazie a lui che si occupò, la chiesa si inaugurò prima di altri paesi vicini.

La chiesa della Congregazione e dell’Annunziata, al Cimitero, sono restate, solo sono state un po' rifatte. Ma la chiesa del Convento, che era molto grande, dove si venerava San Francesco, Sant’Antonio e San Felice, non è stata ricostruita, e neanche il convento, giacché non ci sono più frati che lo possano abitare.

Con tutto questo, Santomenna era molto importante, poi quando e venuta l’unità d’Italia e la dominazione Borbonica era finita, tutto é cambiato. Con lo sviluppo Industriale, con le strade rotabili più importanti, chiamate Nazionale, che sono passate distanti dal paesino, é restato appartato dai centri importanti.

Ecco perché il nostro paese é restato senza futuro per una vita moderna e migliore.

I MIEI PREDECESSORI

(Secondo quello che mi è stato riferito dai miei antenati)

Il bisnonno Felice Venutolo, morto ai 92 anni, sposato con Anna Rosa Boza, con unico figlio, il nonno Giuseppe Venutolo, morto agli 89 anni sposato con la nonna Filomena De Ruggieri, morta agli 87 anni, avevano avuto sei figli: zia Anna Rosa, zio Felice (che a 15 anni emigrò negli Stati Uniti di America, con un tutore che l’accompagnò), Gerardo (mio padre sposato con Caterina Ippolito), zia Mariangela (sposata a Caposele), zio Michele e zia Antonietta (morta ai 18

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